Encuentros de los Papas con legisladores y juristas católicos
Índice
1. Audiencia a los participantes en el Encuentro de la Red Internacional de Legisladores Católicos, 27 de agosto de 2021
2. Audiencia a los participantes en el Encuentro Interparlamentario preparatorio del COP26, 9 de octubre de 2021
3. A los miembros de la Unión de Juristas Católicos Italianos 2021
4. Udienza ai partecipanti all’Incontro promosso dall’International Catholic Legislators Newwork, 25.08.2022
1. Audiencia a los participantes en el Encuentro de la Red Internacional de Legisladores Católicos, 27 de agosto de 2021
"Esta mañana, en el Palacio Apostólico Vaticano, el Santo Padre Francisco recibió en audiencia a los participantes en el encuentro de la Red Internacional de Legisladores Católicos y les dirigió el discurso que publicamos a continuación:
Discurso del Santo Padre
Me gustaría pedir disculpas por no hablar de pie, pero todavía estoy en el postoperatorio y tengo que hacerlo sentado. Perdóneme.
¡Damas y caballeros!
Me complace reunirme nuevamente con ustedes, parlamentarios de diferentes países, en este momento crítico de la historia: un momento crítico de la historia. Agradezco al cardenal Schönborn y al señor Alting von Geusau sus palabras de saludo y presentación. Y me regocijo en la presencia de Su Santidad Ignatius Aphrem II, Patriarca de la Iglesia Ortodoxa Siria.
Desde los inicios de la Red Internacional de Legisladores Católicos en 2010, ustedes han acompañado, apoyado y promovido el trabajo de la Santa Sede como testigos del Evangelio al servicio de sus países y de la comunidad internacional en su conjunto. Agradezco su amor por la Iglesia y su colaboración con su misión.
Nuestro encuentro tiene lugar hoy en un momento muy difícil. La pandemia de Covid-19 está arrasando. Ciertamente hemos logrado un progreso significativo en la creación y distribución de vacunas efectivas, pero todavía tenemos mucho trabajo por hacer. Ya se han registrado más de doscientos millones de casos confirmados y cuatro millones de muertes por esta terrible plaga, que también ha causado tanta ruina económica y social.
Su papel como parlamentarios es, por tanto, más importante que nunca. Preparados para servir al bien común, ahora están llamados a colaborar, a través de su acción política, en la renovación integral de sus comunidades y de la sociedad en su conjunto. No solo para derrotar al virus, ni para volver al status quo antes de la pandemia, no, sería una derrota, sino para abordar las causas profundas que la crisis ha revelado y amplificado: la pobreza, la desigualdad social, el desempleo generalizado y la carencia. de acceso a la educación. Hermanos y hermanas, una crisis no sale igual: saldremos mejor o peor. No puedes salir de una crisis solo: saldremos juntos o no podremos salir de ella.
En una era de disturbios políticos y polarización, no siempre se tiene en alta estima a los parlamentarios y los políticos en general. Esto no es nuevo para ti. Sin embargo, ¿qué vocación más alta existe que la de servir al bien común y priorizar el bienestar de todos por encima del beneficio personal? Tu objetivo debe ser siempre este, porque la buena política es indispensable para la fraternidad universal y la paz social (cf. Enc. Hermanos Todos, 176).
En nuestra época, en particular, uno de los mayores desafíos en este horizonte es la administración de tecnología para el bien común. Las maravillas de la ciencia y la tecnología modernas han aumentado nuestra calidad de vida. “Es justo alegrarse de estos avances y entusiasmarnos ante las amplias posibilidades que nos abren estas continuas innovaciones, porque la ciencia y la tecnología son un maravilloso producto de la creatividad humana que es un don de Dios” (Enc. Laudato si ', 102). Sin embargo, abandonados a sí mismos y solo a las fuerzas del mercado, sin las directrices adecuadas dadas por las asambleas legislativas y otras autoridades públicas guiadas por un sentido de responsabilidad social, estas innovaciones pueden amenazar la dignidad del ser humano.
No se trata de frenar el progreso tecnológico. Sin embargo, las herramientas de la política y la regulación permiten a los parlamentarios proteger la dignidad humana cuando se ve amenazada. Pienso, por ejemplo, en el flagelo de la pornografía infantil, la explotación de datos personales, los ataques a infraestructuras críticas como hospitales, las falsedades difundidas a través de las redes sociales, etc. Una legislación cuidadosa puede y debe guiar la evolución y aplicación de la tecnología para el bien común. Los animo, hermanos y hermanas, por tanto, a asumir con entusiasmo la tarea de una reflexión moral seria y profunda sobre los riesgos y oportunidades inherentes al progreso científico y tecnológico, para que la legislación y los estándares internacionales que los rigen puedan centrarse en promover el desarrollo humano, integral y de paz, más que el progreso como fin en sí mismo.
Udienza ai partecipanti all’Incontro dell’International Catholic Legislators Network, 27.08.2021
Discorso del Santo Padre
Traduzione in lingua inglese
Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti all’Incontro dell’International Catholic Legislators Network e ha loro rivolto il discorso che pubblichiamo di seguito:
Vorrei chiedervi scusa di non parlare in piedi, ma ancora sono nel periodo post-operatorio e devo farlo da seduto. Scusatemi.
Onorevoli Signore e Signori!
Sono lieto di incontrarmi nuovamente con voi, parlamentari di diversi Paesi, in questo momento critico della storia: un momento critico della storia. Ringrazio il Cardinale Schönborn e il Signor Alting von Geusau per le loro parole di saluto e di introduzione. E mi rallegro della presenza di Sua Santità Ignatius Aphrem II, Patriarca della Chiesa Siro-ortodossa.
Dagli inizi dell’International Catholic Legislators Network, nel 2010, avete accompagnato, sostenuto e promosso il lavoro della Santa Sede come testimoni del Vangelo nel servizio ai vostri Paesi e alla comunità internazionale nel suo insieme. Sono grato per il vostro amore alla Chiesa e per la collaborazione con la sua missione.
Il nostro incontro avviene oggiin un momento molto difficile. La pandemia da Covid-19 si accanisce. Abbiamo certamente registrato progressi significativi nella creazione e nella distribuzione di vaccini efficaci, però ci rimane ancora molto lavoro da portare a termine. Ci sono stati già più di duecento milioni di casi confermati e quattro milioni di morti per questa piaga terribile, che ha causato anche tanta rovina economica e sociale.
Il vostro ruolo di parlamentari è dunque più che mai importante. Preposti a servire il bene comune, ora siete chiamati a collaborare, attraverso la vostra azione politica, a rinnovare integralmente le vostre comunità e la società intera. Non solo per sconfiggere il virus, e nemmeno per tornare allo status quo antecedente la pandemia, no, sarebbe una sconfitta, ma per affrontare le cause profonde che la crisi ha rivelato e amplificato: la povertà, la disuguaglianza sociale, l’estesa disoccupazione e le mancanze di accesso all’educazione. Fratelli e sorelle, da una crisi non si esce uguali: usciremo migliori o peggiori. Da una crisi non si esce da soli: usciremo insieme o non potremo uscirne.
In un’epoca di perturbazione e polarizzazione politica, i parlamentari e i politici più in generale non sono sempre tenuti in grande stima. Questo non vi è nuovo. Tuttavia, quale chiamata più alta esiste che quella di servire il bene comune e dare priorità al benessere di tutti, prima del tornaconto personale? Il vostro obiettivo dev’essere sempre questo, perché una buona politica è indispensabile per la fraternità universale e la pace sociale (cfr Enc. Fratelli tutti, 176).
Nella nostra epoca, segnatamente, una delle maggiori sfide in questo orizzonte è l’amministrazione della tecnologia per il bene comune. Le meraviglie della scienza e della tecnologia moderna hanno aumentato la nostra qualità di vita. «È giusto rallegrarsi per questi progressi ed entusiasmarsi di fronte alle ampie possibilità che ci aprono queste continue novità, perché la scienza e la tecnologia sono un prodotto meraviglioso della creatività umana che è un dono di Dio» (Enc. Laudato si’, 102). Tuttavia, abbandonate a loro stesse e alle sole forze del mercato, senza gli opportuni orientamenti impressi dalle assemblee legislative e delle altre pubbliche autorità guidate dal senso di responsabilità sociale, queste innovazioni possono minacciare la dignità dell’essere umano.
Non si tratta di frenare il progresso tecnologico. Tuttavia, gli strumenti della politica e della regolazione permettono ai parlamentari di proteggere la dignità umana quando essa viene minacciata. Penso ad esempio alla piaga della pornografia minorile, allo sfruttamento dei dati personali, agli attacchi alle infrastrutture critiche come gli ospedali, alle falsità diffuse tramite i social e così via. Una legislazione attenta può e deve guidare l’evoluzione e l’applicazione della tecnologia per il bene comune. Vi incoraggio, fratelli e sorelle, dunque, calorosamente ad assumere il compito di una seria e approfondita riflessione morale sui rischi e le opportunità insiti nel progresso scientifico e tecnologico, affinché la legislazione e le norme internazionali che li regolano possano concentrarsi sulla promozione dello sviluppo umano integrale e della pace, piuttosto che sul progresso fine a sé stesso.
I parlamentari naturalmente rispecchiano i punti di forza e di debolezza di quanti rappresentano, ciascuno con specificità da mettere a servizio del bene di tutti. L’impegno dei cittadini, nei diversi ambiti di partecipazione sociale, civile e politica, è imprescindibile. Siamo tutti chiamati a promuovere lo spirito di solidarietà, a partire dalle necessità delle persone più deboli e svantaggiate. Tuttavia, per guarire il mondo, duramente provato dalla pandemia, e per costruire un futuro più inclusivo e sostenibile in cui la tecnologia serva i bisogni umani e non ci isoli l’uno dall’altro, c’è bisogno non solo di cittadini responsabili ma anche dileaderspreparati e animati dal principio del bene comune.
Cari amici, il Signore vi conceda di essere fermento di una rigenerazione di mente, cuore e spirito, testimoni di amore politico per i più vulnerabili, affinché, servendo loro, possiate servire Lui in tutto ciò che fate.
Benedico voi, benedico le vostre famiglie e benedico il vostro lavoro. E anche voi, vi chiedo per favore, pregate per me. Grazie.
[01126-IT.02] [Testo originale: Italiano]
I am sorry for not speaking to you while standing, but I am still in a time of post-operative recovery and need to remain seated. Please excuse me.
Honourable Ladies and Gentlemen,
I am pleased once more to meet with you, lawmakers and political and civic leaders from various nations, at this critical moment in our history – a critical moment. I thank Cardinal Schönborn and Dr Alting von Geusau for their kind words of greeting and introduction. I am also happy that His Holiness Ignatius Aphrem II, Patriarch of the Syro-Orthodox Church, is present with us.
From its founding in 2010, the International Catholic Legislators Network has accompanied, supported and promoted the work of the Holy See, bearing witness to the Gospel in the service of your individual countries and the international community as a whole. I am grateful for your love for the Church and for your readiness to cooperate in her mission.
Our gathering today takes place at a very troubled moment in time. The Covid-19 pandemic continues to rage. Although significant progress has been made through the creation and distribution of effective vaccines, much work remains to be done. There have been more than 200 million confirmed cases and 4 million deaths due to this terrible scourge, which has caused immense economic and social devastation.
As a result, your work as lawmakers and political leaders is more important than ever. Charged with serving the common good, you are now being challenged to direct your efforts to the integral renewal of your communities and of society as a whole. This entails more than simply combatting the virus or seeking to return to the status quo prior to the pandemic; that would be a setback. No, it demands confronting the deeper causes that the crisis has laid bare and aggravated: poverty, social inequality, widespread unemployment, and the lack of access to education. Brothers and sisters, we never emerge from a crisis the same: we will emerge either better or worse. Moreover, we do not emerge from a crisis by ourselves: we must either emerge together or we will not be able to emerge from it at all.
In an age of upheaval and political polarization, legislators and politicians in general are not always held in high esteem. Yet what loftier vocation can there be than that of serving the common good and placing the welfare of the community before our personal advantage? That must always be your goal, for a good politics is indispensable for universal fraternity and social peace (Fratelli Tutti, 176).
In our age particularly, one of the greatest challenges confronting us is is the administration of technology for the common good. The wonders of modern science and technology have increased our quality of life. “It is right to rejoice in these advances and to be excited by the immense possibilities that they continue to open up before us, for science and technology are wonderful products of a God-given human creativity” (Laudato Si’, 102). At the same time, left to themselves and to market forces alone, without suitable guidelines provided by legislative assemblies and public authorities guided by a sense of social responsibility, these innovations can end up becoming a threat to the dignity of the human person.
This has nothing to do with curbing technological advances. By means of policies and regulations, lawmakers can protect human dignity from whatever may threaten it. I think, for example, of the scourge of child pornography, the misuse of personal data, attacks on critical infrastructures such as hospitals, and the spread of false information on social media, among other issues. Prudent legislation can guide the development and application of technology in the service of the common good. Brothers and sisters, I heartily encourage you, therefore, to make every effort to undertake serious and in-depth moral reflection on the risks and possibilities associated with scientific and technological advances, so that the international laws and regulations governing them may concentrate on promoting integral human development and peace, rather than on progress as an end in itself.
Legislators and political leaders naturally reflect the strengths and weaknesses of the people they represent; each has his or her own specific gifts to offer in service to the welfare of all. The involvement of citizens in the various sectors of social, civic and political life remains essential. All of us are called to foster the spirit of solidarity, starting with the needs of our weakest and most disadvantaged brothers and sisters. If we are to heal our world so harshly tried by the pandemic, and build a more inclusive and sustainable future in which technology serves human needs without isolating us from one another, we need not only responsible citizens, but also capable leaders inspired by the principle of the common good.
Dear friends, may the Lord enable you to become a leaven for the renewal of minds, hearts and spirit, witnesses of “political love” (cf. Fratelli Tutti, 180ff.) for the most vulnerable, so that, in serving them, you may serve him in all that you do.
To you, your families and your work, I cordially impart my blessing. And I ask you, please, to pray for me. Thank you.
[01126-EN.02] [Original text: Italian]
2. Audiencia a los participantes en el Encuentro Interparlamentario preparatorio del COP26, 9 de octubre de 2021
En este desafío cada uno tiene su propio papel, y ciertamente el de los parlamentarios es particularmente significativo, más aún, diría, decisivo. Un cambio de rumbo tan exigente como el que tenemos delante exige gran sabiduría, amplitud de miras y sentido del bien común, virtudes fundamentales de la buena política. Vosotros, parlamentarios, como actores principales de la actividad legislativa, tenéis la tarea de orientar los comportamientos por medio de los diversos instrumentos que ofrece el Derecho, "que establece las reglas para las conductas consentidas a la luz del bien común" (Lett. enc. Laudato si’, 177) y sobre la base de otros principios cardinales, tales como la dignidad de la persona humana, la solidaridad y la subsidiariedad (cfr Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 160ss). El cuidado de nuestra casa común naturalmente cae dentro del alcance de estos principios. Obviamente, no se trata sólo de desanimar y de sancionar las malas prácticas, sino sobre todo y principalmente de incentivar y de estimular nuevos recorridos, más consonantes con el el objetivo a alcanzar. Son aspectos esenciales para conseguir las metas previstas por el Acuerdo de París y contribuir al éxito de la COP26.
Anhelo, por tanto, que vuestro trabajo tan exigente, con vistas a la COP26 y también después de esta, sea iluminado por estos dos importantes "faros": el faro de la responsabilidad y el faro de la solidaridad. Lo debemos a los jóvenes, a las generaciones futuras que merecen todo nuestro esfuerzo para poder vivir y esperar. Por eso, se requieren leyes urgentes, sabias y justas, que venzan los muros estrechos de tantos ambientes políticos y puedan alcanzar lo más pronto posible el consenso adecuado y hacer uso de medios confiables y transparentes.
¡De nuevo gracias por vuestra visita! Dios os bendiga, a vuestras familias y a vuestro trabajo.
(Traducción del suscrito editor)
Texto original italiano
Onorevoli Signore e Signori!
Vi do il mio benvenuto e ringrazio la Signora Casellati e il Signor Fico per le loro cortesi parole.
Pochi giorni fa, il 4 ottobre, ho avuto il piacere di riunirmi con vari leader religiosi e scienziati per firmare un Appello congiunto in vista della COP26. Ci ha spinto a quell’incontro, preparato da mesi di intenso dialogo, la «consapevolezza – cito dall’Appello – delle sfide senza precedenti che minacciano noi e la vita nella nostra magnifica casa comune, [… e] della necessità di una sempre più profonda solidarietà di fronte alla pandemia globale e alla crescente preoccupazione» per essa (Faith and Science: Towards COP26 – Appello congiunto, 4 ottobre 2021).
In tale occasione, animati da spirito di fraternità, abbiamo potuto avvertire una forte convergenza di tutte le diverse voci nell’esprimere due aspetti. Da una parte, il dolore per i gravi danni arrecati alla famiglia umana e alla sua casa comune; dall’altra, l’urgente necessità di avviare un cambiamento di rotta capace di passare con decisione e convinzione dalla cultura dello scarto, prevalente nella nostra società, a una cultura della cura.
È una sfida impegnativa e complessa, ma l’umanità ha i mezzi per affrontare questa trasformazione, che richiede una vera e propria conversione e la ferma volontà di intraprenderla. Lo richiede in particolare a quanti sono chiamati a incarichi di grande responsabilità nei diversi ambiti della società.
Nell’Appello congiunto che abbiamo sottoscritto, e che idealmente vi affido consegnandolo ai Presidenti delle due Camere del Parlamento italiano, compaiono numerosi impegni che intendiamo assumere nel campo dell’azione e dell’esempio, come pure in quello dell’educazione. Siamo di fronte, infatti, a un’importante sfida educativa, perché «ogni cambiamento ha bisogno di un cammino educativo per far maturare una nuova solidarietà universale e una società più accogliente» (Messaggio per il lancio del Patto Educativo, 12 settembre 2019). Una sfida a favore di un’educazione all’ecologia integrale per la quale noi rappresentanti delle religioni ci siamo impegnati fortemente.
Nello stesso tempo si fa appello ai Governi, affinché adottino rapidamente un percorso che limiti l’aumento della temperatura media globale e diano impulso ad azioni coraggiose, rafforzando anche la cooperazione internazionale. Nello specifico ci si appella affinché promuovano la transizione verso l’energia pulita; adottino pratiche di uso sostenibile della terra preservando le foreste e la biodiversità; favoriscano sistemi alimentari rispettosi dell’ambiente e delle culture locali; portino avanti la lotta contro la fame e la malnutrizione; sostengano stili di vita, di consumo e di produzione sostenibili.
Si tratta della transizione verso un modello di sviluppo più integrale e integrante, fondato sulla solidarietà e sulla responsabilità; una transizione durante la quale andranno considerati attentamente anche gli effetti che essa avrà sul mondo del lavoro.
In questa sfida, ognuno ha il proprio ruolo, e quello dei parlamentari è particolarmente significativo, direi decisivo. Un cambiamento di rotta così impegnativo come quello che abbiamo davanti richiede grande saggezza, lungimiranza e senso del bene comune, virtù fondamentali della buona politica. Voi parlamentari, come principali attori dell’attività legislativa, avete il compito di orientare i comportamenti attraverso i vari strumenti offerti dal diritto, «che stabilisce le regole per le condotte consentite alla luce del bene comune» (Lett. enc. Laudato si’, 177) e sulla base di altri principi-cardine, quali la dignità della persona umana, la solidarietà e la sussidiarietà (cfr Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 160ss). La cura della nostra casa comune rientra in maniera naturale nell’alveo di questi principi. Ovviamente, non si tratta solo di scoraggiare e sanzionare le cattive pratiche, ma anche e soprattutto di incentivare e stimolare nuovi percorsi più consoni al traguardo da raggiungere. Sono aspetti essenziali per conseguire gli obiettivi previsti dall’Accordo di Parigi e contribuire all’esito positivo della COP26.
Auspico, pertanto, che questo vostro impegnativo lavoro, in vista della COP26, e anche dopo di essa, venga illuminato da due importanti “fari”: il faro della responsabilità e il faro della solidarietà. Lo dobbiamo ai giovani, alle generazioni future che meritano tutto il nostro impegno per poter vivere e sperare. Per questo, occorrono leggi urgenti, sagge e giuste, che vincano gli stretti steccati di tanti ambienti politici e possano raggiungere al più presto un consenso adeguato e valersi di mezzi affidabili e trasparenti.
Grazie ancora per la vostra visita! Dio benedica voi, le vostre famiglie e il vostro lavoro.
3. A los miembros de la Unión de Juristas Católicos Italianos
Discurso del Santo Padre
Francisco a los Miembros de la Unión de Juristas Católicos Italianos.
Aula de la Bendición, viernes, 10 de diciembre de 2021.
Queridos hermanos y hermanas, ¡buenos días y bienvenidos!
Os acojo con ocasión de vuestro LXX Congreso Nacional de
Estudio, que tiene en su centro un tema que tengo muy en mi corazón: “Los
últimos. La tutela jurídica de los sujetos débiles”. Agradezco al Presidente de
la Unión de Juristas Católicos Italianos sus palabras de saludo.
Todavía tengo ante los ojos y en el corazón
las experiencias vividas en mi reciente Viaje apostólico (Viaggio Apostolico a Cipro e in Grecia). El domingo
anterior, al visitar a los refugiados en el Campo de Mitilene, en la isla de
Lesbo (visitando i rifugiati nel Campo di Mytilene, sull’isola
di Lesbo), he recordado entre otras cosas que “el respeto de las
personas y de los derechos humanos, especialmente en el continente que no deja
de promoverlos en el mundo, debería ser siempre salvaguardado, y la dignidad de
cada uno debería ser antepuesta a todo” (Discorso a Mytilene,
5 dicembre 2021). ¡Y, sin embargo, cuán distantes estamos de este
respeto! Abusos, violencias, negligencias, omisiones no hacen otra cosa sino aumentar
la cultura del descarte. Y quien no es tutelado siempre será puesto en las
márgenes. A vosotros, como juristas católicos, se os pide contribuir a “devolver
la rueda”, favoreciendo, de acuerdo con vuestras competencias, la toma de conciencia
y el sentido de responsabilidad. Porque también los últimos, los indefensos,
los sujetos débiles tienen derechos que deben ser respetados y no violentados.
Y esto es una exigencia intrínseca de nuestra fe. No es un moralismo pasajero,
sino un requerimiento intrínseco de nuestra fe.
Recordamos – especialmente en este tiempo del Adviento – las palabras
del profeta Isaías, referidas al Siervo del Señor: “No
romperá la caña quebrada ni apagará la mecha que arde débilmente. Expondrá el
derecho con fidelidad; no desfallecerá ni se desalentará hasta implantar el
derecho en la tierra, y las costas lejanas esperarán su Ley” (42,3-4). El Mesías
anunciado por los profetas tiene el derecho y la justicia en lo más profundo de
sí. Y Jesucristo, en su misión terrena, se ha dirigido con todo su ser a los
últimos, para sanarlos y anunciarles la buena noticia del Reino de Dios.
Nunca
como en estos días, como en estos momentos, los juristas católicos están
llamados a afirmar y a tutelar los derechos de los más débiles, al interior de
un sistema económico y social que finge incluir la diversidad pero que, de
hecho, excluye sistemáticamente a quien no tiene voz. Los derechos de los
trabajadores, de los migrantes, de los enfermos, de los niños aún no nacidos,
de las personas que se encuentran al final de su vida y de los más pobres
siempre son más frecuentemente descuidados y negados en esta cultura del “úselo
y tírelo”, del descarte. Quien no tiene capacidad para gastar y consumir parece
no tener valor. Pero, negar los derechos fundamentales, negar el derecho a una
vida digna, a tratamientos físicos, psicológicos y espirituales, a un salario
justo, significa negar la dignidad humana. Lo estamos viendo: cuántos braceros
son – excúsenme la palabra – “usados” para la recolección de frutos o de las
verduras, y luego pagados miserablemente y despedidos, sin protección social
alguna.
Reconocer
en principio y garantizar en concreto los derechos, tutelando a los más débiles,
es lo que nos hace seres humanos. De otra manera, nos dejamos dominar por la
ley del más fuerte y damos campo libre a la opresión.
Por
este motivo, el reconocimiento de los derechos de las personas más débiles no
proviene de una concesión gubernamental. No. Y los juristas católicos no piden
favores en nombre de los pobres, sino que proclaman con firmeza aquellos
derechos que derivan del reconocimiento de la dignidad humana.
El
papel del jurista católico, en cualquiera de los roles que desempeñe, sea como
consultor, abogado o juez, consiste entonces en contribuir a la protección de
la dignidad humana de los débiles, afirmando sus derechos. De esta manera, ella
o él contribuyen a la afirmación de la fraternidad humana y a que no se
desfigure la imagen de Dios impresa en toda persona.
Al
Cardenal Dionigi Tettamanzi le gustaba repetir que “los derechos de los débiles
no son derechos débiles”. A vosotros corresponde, de manera particular, la
tarea de afirmarlos con firmeza y de cuidarlos con sabiduría, cooperando en la
construcción de una sociedad más humana y más justa.
Nuestra
Señora, a quien veneramos como la Virgen del silencio y de la escucha en la Casa
de Loreto, y san José, el hombre justo, os sostengan en este propósito vuestro.
Como también sea inspiración para vosotros el testimonio del Beato Rosario
Livatino. También yo os acompaño con mi oración y mi bendición. Y, por favor,
os ruego orar por mí. Gracias.”
Traducción no oficial hecha por el suscrito. Texto original
tomado de: https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2021/december/documents/20211210-giuristi-cattolici.html
4. Udienza ai partecipanti all’Incontro promosso dall’International Catholic Legislators Newwork, 25.08.2022
Discorso del Santo Padre
Oggi, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti all’Incontro promosso dall’International Catholic Legislators Newwork e ha rivolto loro il discorso che pubblichiamo di seguito:
Discorso del Santo Padre
Beatitudine,
Eminenze, Eccellenze,
Illustri Signore e Signori,
Sono lieto di porgere il mio benvenuto a tutti voi partecipanti all’incontro dell’International Catholic Legislators Network. Ringrazio il Cardinale Schönborn e il dottor Alting von Geusau per le loro parole di saluto, e sono grato anche a tutti coloro che hanno organizzato questo incontro. Porgo anche un saluto a Sua Santità Ignatius Aphrem II, Patriarca della Chiesa Siro-ortodossa, e sono felice che sia presente con noi.
Vi siete riuniti per riflettere sull’importante tema della promozione della giustizia e della pace nell’attuale situazione geopolitica, segnata dai conflitti e dalle divisioni che colpiscono molte aree del mondo. A questo proposito, vorrei offrire alcune brevi riflessioni su tre parole chiave che possono aiutare a guidare le vostre discussioni in questi giorni: giustizia, fraternità e pace.
La prima parola, giustizia, classicamente definita come la volontà di dare a ciascuno ciò che gli spetta, implica, secondo la tradizione biblica, azioni concrete volte a promuovere relazioni giuste con Dio e con gli altri, in modo che il bene degli individui e della comunità possa fiorire. Nel mondo di oggi, molte persone chiedono giustizia, in particolare i più vulnerabili che spesso non hanno voce e che si aspettano che i leader civili e politici proteggano, attraverso politiche e leggi pubbliche efficaci, la loro dignità di figli di Dio e l’inviolabilità dei loro diritti umani fondamentali. Penso, ad esempio, ai poveri, ai migranti, ai rifugiati, alle vittime del traffico di esseri umani, ai malati, e agli anziani e a tanti altri individui che rischiano di essere sfruttati o scartati dall’odierna cultura dell’“usa e getta”, la cultura dello scarto. La vostra sfida è quella di operare per salvaguardare e valorizzare nella sfera pubblica quelle giuste relazioni che permettono a ogni persona di essere trattata con il rispetto e l’amore che le sono dovuti. Come ci ricorda il Signore: “Fate anche agli altri tutto quel che volete che essi facciano a voi” (Mt 7,12; cfr. Lc 6,31).
Questo ci porta alla seconda parola chiave: fraternità. Infatti, una società giusta non può esistere senza il vincolo della fraternità, cioè senza un senso di responsabilità condivisa e di preoccupazione per lo sviluppo e il benessere integrale di ogni membro della nostra famiglia umana. Per questo motivo, “per rendere possibile lo sviluppo di una comunità mondiale, capace di realizzare la fraternità a partire da popoli e nazioni che vivano l’amicizia sociale, è necessaria la migliore politica, posta al servizio del vero bene comune” (Enc. Fratelli tutti, 154). Se vogliamo guarire il nostro mondo, così duramente provato da rivalità e forme di violenza che nascono dal desiderio di dominare piuttosto che di servire, abbiamo bisogno non solo di cittadini responsabili, ma anche di leader capaci, ispirati da un amore fraterno rivolto soprattutto a coloro che si trovano nelle condizioni di vita più precarie. In quest’ottica, incoraggio i vostri continui sforzi, a livello nazionale e internazionale, per l’adozione di politiche e leggi che cerchino di affrontare, in uno spirito di solidarietà, le numerose situazioni di disuguaglianza e ingiustizia che minacciano il tessuto sociale e la dignità intrinseca di tutte le persone.
Infine, lo sforzo per costruire il nostro futuro comune richiede la costante ricerca della pace. La pace non è semplicemente assenza della guerra. Il cammino verso una pace duratura richiede invece la cooperazione, soprattutto da parte di coloro che hanno maggiori responsabilità, nel perseguire obiettivi che vadano a beneficio di tutti. La pace deriva da un impegno duraturo per il dialogo reciproco, da una paziente ricerca della verità e dalla volontà di anteporre il bene autentico della comunità al vantaggio personale. In questa prospettiva, il vostro lavoro di legislatori e leader politici è più importante che mai. Perché la vera pace può essere raggiunta solo quando ci sforziamo, attraverso processi politici e legislativi lungimiranti, di costruire un ordine sociale fondato sulla fraternità universale e sulla giustizia per tutti.
Cari amici, il Signore vi aiuti a diventare lievito per il rinnovamento della vita civile e politica, testimoni di “amore politico” (cfr ibid., 180ss.) per i più bisognosi. Auspico che il vostro impegno per la giustizia e la pace, alimentato da uno spirito di solidarietà fraterna, continui a guidarvi nella nobile opera di contribuire all’avvento del Regno di Dio nel mondo.
Benedico voi, le vostre famiglie e il vostro lavoro. E vi chiedo, per favore, di pregare per me. Grazie.
[01240-IT.02] [Testo originale: Italiano]
https://www.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2022/august/documents/20220825-cath-legislators-network.html
Traduzione in lingua inglese
Your Beatitude,
Your Eminences, Your Excellencies,
Distinguished Ladies and Gentlemen,
I am pleased to offer a warm welcome to all of you who are present for this meeting of the International Catholic Legislators Network. I thank Cardinal Schonborn and Dr Alting von Geusau for their words of greeting, and I am grateful as well to all who have organized this gathering. I also greet His Holiness Ignatius Aphrem II, Patriarch of the Syriac Orthodox Church, and I am happy he is present with us.
You have come together to consider the important theme of advancing justice and peace in the current geopolitical situation, marked as it is by the conflicts and division affecting many areas of the world. In this regard, I want to offer a few brief reflections on three key words that can help guide your discussions during these days: justice, fraternity and peace.
The first word, justice, classically defined as the will to give to each person what is his or her due, involves, according to the Biblical tradition, concrete actions aimed at fostering right relationships with God and with others, so that the good of individuals as well as the community can flourish. In our world today, many people cry out for justice, particularly the most vulnerable who often have no voice and who look to civic and political leaders to protect, through effective public policy and legislation, their dignity as children of God and the inviolability of their fundamental human rights. Here I am thinking, for example, of the poor, of migrants and refugees, of victims of human trafficking, of the sick and elderly and of so many other individuals who risk being exploited or discarded by today’s culture that “uses and throws out”, the “throw-away” culture. Yours is the challenge of working to safeguard and enhance within the public sphere those right relationships that allow each person to be treated with the respect, and indeed the love, that is due to him or her. As the Lord reminds us: “Do to others as you would have them do to you” (Mt 7:12; cf. Lk 6:31).
This brings us to the second key word: fraternity. In fact, a just society cannot exist without the bond of fraternity, that is, without a sense of shared responsibility and concern for the integral development and well-being of each member of our human family. For this reason, “A global community of fraternity based on the practice of social friendship on the part of peoples and nations calls for a better kind of politics, one truly at the service of the common good” (Encyclical Letter Fratelli Tutti, 154). If we are to heal our world, so sorely tried by rivalries and forms of violence that result from a desire to dominate rather than to serve, we need not only responsible citizens but also capable leaders inspired by a fraternal love directed especially towards those in the most precarious conditions of life. With this in mind, I encourage your ongoing efforts, on the national and international levels, to work for the adoption of policies and laws that seek to address, in a spirit of solidarity, the many situations of inequality and injustice threatening the social fabric and the inherent dignity of all people.
Finally, the effort to build our common future demands the constant search for peace. Peace is not merely the absence of war. Instead, the path to lasting peace calls for cooperation, especially on the part of those charged with greater responsibility, in pursuing goals that benefit everyone. Peace results from an enduring commitment to mutual dialogue, a patient search for the truth and the willingness to place the authentic good of the community before personal advantage. In such an effort, your work as lawmakers and political leaders is more important than ever. For true peace can be achieved only when we strive, through far-sighted political processes and legislation, to build a social order founded upon universal fraternity and justice for all.
Dear friends, may the Lord enable you to become a leaven for the renewal of civil and political life, witnesses of “political love” (cf. ibid., 180ff.) for those most in need. May your zeal for justice and peace, nourished by a spirit of fraternal solidarity, continue to guide you in the noble pursuit of contributing to the advancement of God’s kingdom in our world.
To you, your families and your work, I impart my blessing. And I ask you, please, to pray for me. Thank you.
5. Udienza ai partecipanti al 14° incontro annuale dell’International Catholic Legislators Network, 26.08.2023
Questa mattina, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti al 14° incontro annuale dell’International Catholic Legislators Network, dal tema “Great Power Struggle, Corporate Capture e tecnocrazia: una risposta cristiana a tendenze disumanizzanti”.Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai partecipanti nel corso dell’incontro:
Eminenze,
Eccellenze,
illustri Signore e Signori,
cari sorelle e fratelli in Cristo, benvenuti!
Sono lieto di porgervi il mio saluto in occasione del vostro quattordicesimo incontro annuale, a Frascati. Vi ringrazio per la vostra visita.
Il tema che avete scelto per l’incontro quest’anno, Great Power Struggle, Corporate Capture e tecnocrazia: una risposta cristiana a tendenze disumanizzanti, tocca aspetti vitali della nostra esistenza. In effetti oggi il «paradigma tecnocratico dominante» suscita profondi interrogativi «sul posto che vi occupano l’essere umano e la sua azione nel mondo» (Enc. Laudato si’, 101).
Certamente uno degli aspetti più preoccupanti di questo paradigma, per i suoi impatti negativi sia in ambito di ecologia umana che della natura, è la tentazione subdola dello spirito umano che induce le persone – e specialmente i giovani – a un uso distorto della propria libertà. Lo vediamo quando uomini e donne sono incoraggiati più ad esercitare un controllo che non una responsabile custodia nei confronti di “oggetti” materiali o economici, di risorse naturali della nostra casa comune o addirittura gli uni degli altri. Questa “cosificazione”, che in ultima analisi si ripercuote negativamente sui soggetti più poveri e fragili della società, può avvenire in modo diretto o indiretto, attraverso scelte quotidiane che possono apparire neutrali, ma che in realtà sono «attinenti al tipo di vita sociale che si intende sviluppare» (ibid., 107).
Mentre cercate di rispondere a questa domanda e alle molte sfide ad essa connesse, promuovendo una dottrina sociale cattolica – in particolare circa la centralità del valore e della dignità data da Dio stesso ad ogni persona umana –, vorrei farvi notare che la struttura stessa della vostra organizzazione può offrirvi una cornice di riferimento. Voi siete infatti una rete internazionale, e descrivete la vostra finalità come quella di “unire in comunità una nuova generazione di coraggiosi leader cristiani”.
Fine di ogni rete è mettere in connessione le persone, rendendole consapevoli di appartenere a qualcosa di più grande di loro. È questo di fatto lo scopo dichiarato di molte piattaforme mediatiche, ed è certamente molto il bene prodotto attraverso questi mezzi di comunicazione. Al tempo stesso, però, è necessario essere vigilanti, perché purtroppo, in questi canali comunicativi, si possono pure incontrare pratiche disumanizzanti di matrice tecnocratica, come la diffusione deliberata di notizie false, le fake news, il fomentare atteggiamenti di odio e divisione – la propaganda “partitistica” –, la riduzione delle relazioni umane ad algoritmi, per non parlare del favorire falsi sensi di appartenenza, specie tra i giovani, che possono portare all’isolamento e alla solitudine. Questo uso distorto dell’incontro virtuale può essere superato solo da una cultura dell’incontro autentico, che implica un appello radicale al rispetto e all’ascolto reciproco, pure nei confronti di chi ha opinioni fortemente divergenti dalle proprie. Anche qui la vostra rete può offrire un esempio, perché voi cercate di portare persone di tutto il mondo a incontrarsi in modo sincero, con genuinità.
Fare rete, però, non vuol dire solo mettere assieme delle persone; vuol dire anche abilitarle a cooperare al raggiungimento di un obiettivo comune. Possiamo pensare ai primi discepoli, chiamati da Gesù a lavorare assieme gettando le reti per una pesca abbondante (cfr Lc 5,1-11); e potremmo definire le reti come strumenti da usare in modo condiviso per la realizzazione di un fine comune.
Questi due aspetti – il mettere in connessione e il fine comune – caratterizzano il vostro lavoro e al contempo rispecchiano la vita stessa della Chiesa, popolo di Dio chiamato a vivere in comunione e in missione. Sono queste due forze, l’una “centripeta” e l’altra “centrifuga” che, sostenute dalla potenza dello Spirito Santo, uniscono le persone in comunione fraterna all’interno e, al tempo stesso, le spingono verso l’esterno, nella missione comune di proclamare gioiosamente il Vangelo. Una rete veramente cristiana, allora, è già di per sé una risposta alle “tendenze disumanizzanti”, perché non solo tende alle verità che liberano l’esistenza dell’uomo, ma cerca anche di farne modelli nell’ambito delle sue attività. Per questo motivo, mantenendovi una rete internazionale genuinamente cattolica, voi indicherete in modo credibile un’alternativa a quella tirannia tecnocratica che induce i nostri fratelli e sorelle ad appropriarsi semplicemente di risorse sia della natura che dell’esistenza umana, diminuendone però la capacità di prendere decisioni e di vivere vite autenticamente libere (cfr Enc. Laudato si’, 108).
Prego lo Spirito Santo che ispiri e guidi i vostri sforzi volti a formare una nuova generazione di leader, leader cattolici ben preparati e fedeli, dediti a promuovere la dottrina sociale e l’etica della Chiesa nella sfera pubblica. In questo modo, darete certamente il vostro contributo alla crescita del Regno di Dio.
Vi custodisca la Beata Vergine Maria, e Dio Onnipotente benedica i vostri sforzi e li porti a buon frutto. Vi raccomando, non dimenticatevi di pregare per me. Grazie.
[01273-IT.02] [Testo originale: Italiano]
Your Eminence,
Distinguished Ladies and Gentlemen,
Dear Brothers and Sisters in Christ, welcome!
I am pleased to greet you as you gather for your fourteenth annual meeting in Frascati. I thank you for your visit, and express my gratitude to the President for his thoughtful words.
The theme you have chosen for your meeting this year, Great Power Struggle, Corporate Capture and Technocracy: A Christian Answer to Dehumanizing Trends, touches upon vital aspects of our lives. Indeed, today’s “dominant technocratic paradigm” raises profound questions about “the place of human beings and of human action in the world” (Laudato Si’, 101).
Surely one of the most concerning aspects of this paradigm, with its negative impact upon both human and natural ecology alike, is its subtle seduction of the human spirit, lulling people – and especially the young – into misusing their freedom. We see this when men and women are encouraged to exercise control over, instead of responsible custodianship of material or economic “objects”, the natural resources of our common home, or even one another. Such objectification, which ultimately impacts most negatively on the poorest and most vulnerable in society, can take place directly or indirectly, through daily choices that may seem neutral but “are in reality decisions about the kind of society we want to build” (Laudato Si’, 107).
As you seek to respond to this question, and its many associated challenges, by promoting Catholic social teaching – especially the centrality of the God-given value and dignity of every human person – I would like to suggest that the very structure of your organization can offer a helpful frame of reference, for you are an international network, and you describe your aim as seeking to “connect in fellowship a new generation of courageous Christian leaders”.
The goal of any network is to “connect” people, to help them realize that they are part of something larger than themselves. Indeed, that is the stated aim of many social media platforms, and certainly much good takes place through these means of communication. Yet, we also need to be vigilant, for sadly many “dehumanizing” trends resulting from technocracy are found on these media, such as the deliberate spread of false information about people – fake news, the promotion of hatred and division – “partisan” propaganda, and the reduction of human relationships to mere algorithms, not to mention a false sense of belonging, especially among young people, that can lead to isolation and loneliness. This misuse of virtual encounter can only be overcome by the culture of authentic encounter, which involves a radical call to respect and to listen to one another, including those with whom we may strongly disagree. Here too your network can offer an example, for you seek to draw people from across the globe to encounter one another in this genuine way.
Yet networking is not only about gathering people together; it is also for enabling them to cooperate in reaching a common objective. We can think of the first disciples, called by Jesus to work together in casting their nets for a huge catch (cf. Lk 5:1-11); nets which we could describe as tools to be used in a shared way for a common end.
These two essential aspects – connecting people and a common end – characterize your work and rightly mirror the nature of the Church herself, the People of God called to live in both communion and mission. Those “centripetal” and “centrifugal” forces of the Christian life, sustained by the power of the Holy Spirit, inwardly bind people together in fraternal unity and direct them outwards on the shared mission of joyfully proclaiming the Gospel. An authentic Christian network, then, is already an answer to “dehumanizing trends”, for it not only points to the liberating truths about human existence, but seeks to model them in the exercise of its own activity. Thus, by remaining a genuinely international Catholic network, you will credibly demonstrate an alternative to that technocratic tyranny which lures our brothers and sisters into seizing the raw elements of both nature and human nature, and diminishes their capacity for making decisions or living genuinely free lives (cf. Laudato Si’, 108).
I pray that the Holy Spirit will inspire and guide your efforts to form a new generation of well educated and faithful Catholics leaders committed to promoting the Church’s social and ethical teachings in the public sphere. In this way, you will surely contribute to the building up of God’s kingdom.
May the Blessed Virgin Mary watch over you, and may Almighty God bless your efforts and bring them to fruition. Please, do not forget to pray for me. Thank you!
[01273-EN.02] [Original text: Italian]
6. Mensaje del Santo Padre Francisco a los participantes en la Asamblea de las Partes del IDLO (International Development Law Organization: Organización Internacional de Derecho para el Desarrollo) reunida en Roma el 28 de noviembre de 2023
Pubblichiamo di seguito il Messaggio che il Santo Padre Francesco ha inviato ai partecipanti all'Assembly of parties dell’IDLO (International Development Law Organization) che ha luogo oggi a Roma presso il Ministero degli Affari Esteri:
Messaggio del Santo Padre
Señora Directora General,
Señor Presidente,
Excelencias,
distinguidos Delegados,
señoras y señores:
He aceptado con mucho gusto la invitación que me ha dirigido la Señora Directora General, en nombre de la Organización Internacional de Derecho para el Desarrollo (IDLO), para dirigirme a la Asamblea de las Partes con motivo del cuadragésimo aniversario de su fundación. Deseo saludar cordialmente a todos los participantes en esta significativa reunión, rezando para que sus deliberaciones germinen en frutos que estrechen los lazos entre los pueblos, custodien nuestra casa común y tutelen los derechos de cuantos ven lacerada su dignidad.
Durante cuatro décadas esta Institución Intergubernamental se ha dedicado a la promoción del estado de derecho con el fin de avanzar hacia la paz y el desarrollo sostenible, alentando iniciativas variadas para hacer que la justicia sea accesible para todos, en particular para las personas más postergadas en la sociedad. La adhesión al principio de igualdad ante la ley, la prevención de la arbitrariedad, el avance de la accountability y la garantía de transparencia, la promoción de una participación justa en el proceso de toma de decisiones, la salvaguarda del principio de seguridad jurídica y el respeto al debido proceso, ambos desde un punto de vista sustantivo y procesal, son todos valores y criterios indispensables que se derivan del concepto general de estado de derecho y que, si se implementan, tienen el poder de conducir a la realización de la justicia. Y, conviene recordarlo, la justicia es la conditio sine qua non para alcanzar la armonía social y la fraternidad universal que tanto necesitamos hoy. Es también la virtud necesaria para la construcción de un mundo en el que los conflictos se resuelvan solamente de forma pacífica, sin que prevalezca el derecho del más fuerte, sino la fuerza del derecho.
Por desgracia, estamos lejos de alcanzar este objetivo. En la compleja y ardua coyuntura que vivimos, marcada por graves crisis interconectadas, se percibe dolorosamente el aumento de los enfrentamientos violentos, de los efectos cada vez más nocivos del cambio climático, de la corrupción y de las desigualdades. Por ello es más acuciante que nunca abogar por una justicia centrada en las personas con vistas a fortalecer sociedades pacíficas, justas e inclusivas.
El estado de derecho nunca está sujeto a la más mínima excepción, ni siquiera en tiempos de crisis. La razón es que el estado de derecho está al servicio de la persona humana y pretende proteger su dignidad, y esto no admite excepciones. Es un principio. Sin embargo, no son sólo las crisis las que suscitan amenazas contra las libertades y el estado de derecho en el seno de las democracias. De hecho, se extiende cada vez más una concepción errónea de la persona humana, concepción que debilita su misma protección y abre progresivamente la puerta a graves abusos bajo la apariencia del bien.
En efecto, sólo la ley puede constituir el requisito previo indispensable para el ejercicio de cualquier poder y esto significa que los órganos gubernamentales responsables deben garantizar el respeto del estado de derecho, independientemente de los intereses políticos dominantes. Cuando la ley se fundamenta en valores universales, como el respeto a la persona humana y la protección del bien común, el estado de derecho es fuerte, las personas tienen acceso a la justicia y las sociedades son más estables y prósperas. Por el contrario, sin paz ni justicia, ninguno de los desafíos mencionados anteriormente puede ser resuelto. No olvidemos que «todo está conectado. Por eso se requiere una preocupación por el ambiente unida al amor sincero hacia los seres humanos y a un constante compromiso ante los problemas de la sociedad» (Carta enc. Laudato si’, n. 91).
El estado de derecho puede desempeñar un papel esencial en la solución de las crisis globales al renovar la confianza y la legitimidad de la gobernanza pública, combatir las desigualdades, promover el bienestar de las personas, favorecer la salvaguarda de sus derechos básicos, fomentar su adecuada participación en la toma de decisiones y facilitar el desarrollo de leyes y políticas que satisfagan sus necesidades reales, contribuyendo así a crear un mundo donde todos los seres humanos sean tratados con dignidad y respeto.
Agradezco el compromiso de la IDLO para avanzar en la justicia climática y mejorar la gobernanza de la tierra y el uso sostenible de los recursos naturales. Eso también es camino hacia un mundo más justo y pacífico.
El cambio climático es una cuestión de justicia intergeneracional. La degradación del planeta no solamente impide una convivencia serena y armónica en el presente, sino que merma en gran medida el progreso integral de las futuras generaciones. «Es indudable que el impacto del cambio climático perjudicará de modo creciente las vidas y las familias de muchas personas. Sentiremos sus efectos en los ámbitos de la salud, las fuentes de trabajo, el acceso a los recursos, la vivienda, las migraciones forzadas, etc.» (Exhort. ap. Laudate Deum, n. 2). La justicia, los derechos humanos, la equidad y la igualdad están fundamentalmente entrelazados con las causas y efectos del cambio climático. Al aplicar un enfoque de justicia a la acción climática, podemos proporcionar respuestas holísticas, inclusivas y equitativas.
La corrupción erosiona los mismos cimientos de la sociedad. Al desviar recursos y oportunidades de quienes más los necesitan, la corrupción exacerba las desigualdades existentes. Por este motivo es preciso impulsar campañas de sensibilización que alienten por doquier una mayor transparencia, responsabilidad e integridad, y de este modo se pongan sólidos cimientos en la construcción de una sociedad justa y virtuosa. Es en la primera infancia donde se siembran las semillas de la integridad, la honestidad y la conciencia moral, fomentando una sociedad donde la corrupción no encuentra terreno fértil para arraigar.
Finalmente, es esencial seguir dando pasos para salir al encuentro de los más pobres, marginados y vulnerables, que a menudo no tienen a nadie que hable en su nombre y se ven descartados y excluidos. Debemos asegurarnos de que nadie quede atrás, especialmente las mujeres, los pueblos indígenas y los jóvenes, que se afanan para que sus propuestas tengan espacio y voz en el presente y así poder mirar al porvenir con confianza.
Excelencias, estoy seguro de que encuentros como éste sirven para que en nuestros días no dejen de afianzarse sistemas judiciales que preserven la primacía de la dignidad de la persona humana sobre cualquier otro tipo de interés o justificación. En esta noble causa la Santa Sede, fiel a la palabra de Cristo que dijo: «Felices los que tienen hambre y sed de justicia; felices los que trabajan por la paz» (Mt 5,6.9), está al lado de cuantos luchan por robustecer el estado de derecho, los derechos humanos y la justicia social, de modo que sus esfuerzos descubran nuevas sendas de esperanza hacia un futuro más solidario, justo y sereno para todas las naciones de la tierra.
Vaticano, 28 de noviembre de 2023
FRANCISCO
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2023/11/28/0834/01807.html
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Papa ha rivolto ai presenti nel corso dell’Udienza:
(Traducción del texto con original italiano que se puede encontrar en:
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2024/08/24/0626/01275.html)
Esta mañana, en el Palacio Apostólico Vaticano, el Santo Padre Francisco recibió en audiencia a los participantes en el XV Encuentro promovido por la Red Internacional de Legisladores Católicos, que tendrá lugar en Frascati (Roma) del 22 al 25 de agosto de 2024.
A continuación, el discurso del Papa a los presentes durante la audiencia:
Eminencia, Excelencias, distinguidas damas y caballeros, queridos amigos:
Os doy una calurosa bienvenida a
todos vosotros, miembros de la Red Internacional de Legisladores Católicos,
con ocasión de vuestro decimoquinto encuentro anual. Saludo al cardenal
Christoph Schönborn y al doctor Christiaan Alting von Geusau, y les agradezco
las amables palabras de presentación, que he leído – que ellos habían escrito,
porque ahora no hay presentación, aquí, para ahorrar tiempo, para poder tener
más audiencias.
El tema de la reunión de este año,
"El mundo en guerra: crisis y conflictos permanentes: ¿qué significa
para nosotros?", es más relevante que nunca. La situación actual de
"Tercera Guerra Mundial librada a trozos" – ¡pero la hay, la Tercera
Guerra Mundial! – parece permanente e imparable. La crisis actual amenaza
gravemente los pacientes esfuerzos realizados por la comunidad internacional,
especialmente a través de la diplomacia multilateral, para alentar la
cooperación a fin de hacer frente a las graves injusticias y los acuciantes
desafíos sociales, económicos y ambientales que enfrenta la familia humana. Y esto
es así, no estoy exagerando.
¿Cuál es, entonces, la respuesta que se espera, no solo de los legisladores, sino de todos los hombres y mujeres de buena voluntad, en particular de aquellos inspirados por una visión evangélica de la unidad de la familia humana y su vocación a construir un mundo, a cultivar un jardín (cf. Gn 2,15; Is 61,11), caracterizado por la fraternidad, la justicia y la paz? Esa es la cuestión. Permítanme ofrecerles algunas ideas para su reflexión.
En primer lugar, el imperativo de
renunciar a la guerra como medio para resolver conflictos y establecer la
justicia. No olvidemos que "toda guerra deja el mundo peor de lo que
encontró – eso es seguro y tenemos experiencia de ello –. La guerra es un
fracaso de la política y de la humanidad, una rendición vergonzosa, una derrota
frente a las fuerzas del mal" (Carta Encíclica Fratelli
tutti, n. 261). La rendición no es de un país a otro, la rendición es
la guerra misma. Es realmente una derrota. De hecho, la enorme capacidad
destructiva de los armamentos contemporáneos ha dejado obsoletos los criterios
tradicionales de limitación de la guerra. En muchos casos, la distinción entre
objetivos militares y civiles es cada vez más difusa. Nuestras conciencias no
pueden dejar de conmoverse ante las escenas de muerte y destrucción que tenemos
ante nuestros ojos todos los días. Necesitamos escuchar el grito de los pobres,
de las viudas y de los huérfanos de los que habla la Biblia, ver el abismo del
mal que se esconde en el corazón de la guerra y decidir por todos los medios
posibles optar por la paz.
Segundo: la necesidad de perseverancia y paciencia, proverbial "virtud del fuerte", para proseguir el camino de la paz, en toda ocasión oportuna e inoportuna, mediante la negociación, la mediación y el arbitraje. "El diálogo [...] debe ser el alma de la comunidad internacional" (Discurso al Cuerpo Diplomático, 8 de enero de 2024), facilitado por una renovada confianza en las estructuras de cooperación internacional. A pesar de su eficacia demostrada a lo largo de los años en la promoción de los esfuerzos mundiales en pro de la paz y el respeto del derecho internacional, estas estructuras necesitan continuamente ser reformadas y renovadas para adaptarse a las circunstancias actuales, a las nuevas circunstancias. A este respecto, debe prestarse especial atención al apoyo al derecho internacional humanitario y a dotarlo de bases jurídicas cada vez más sólidas. Naturalmente, esto requiere trabajar por una distribución cada vez más equitativa de los bienes de la tierra, asegurando el desarrollo integral de las personas y de los pueblos, y superando así las escandalosas desigualdades e injusticias que alimentan conflictos a largo plazo y generan nuevos males y actos de violencia en todo el mundo.
En vuestra experiencia diaria como
legisladores y líderes políticos católicos, también sabéis lo que significa
afrontar conflictos, en una escala menor, pero quizás no menos intensa, dentro
de las comunidades que representáis y servís. Como cristianos, reconocemos que
las raíces del conflicto, de la fragmentación y de la desintegración de la
sociedad hay que buscarlas, en última instancia, como subrayó el Concilio
Vaticano II, en un conflicto más profundo y presente en el corazón humano
(cf. Constitución Pastoral sobre la Iglesia en el mundo moderno, Gaudium
et spes, n. 10). A veces, los conflictos pueden ser inevitables, pero
sólo pueden resolverse fructíferamente en un espíritu de diálogo y sensibilidad
hacia los demás y sus razones, y en un compromiso común con la justicia en la
búsqueda del bien común. No olvidéis esto: no puedes salir solo del conflicto.
No. Sal con otras personas. Solo, nadie puede salir del conflicto.
Por último, queridos amigos, a la
vez que os expreso en la oración mis mejores deseos para vuestras
deliberaciones, permitidme sugerir que, tal vez más que cualquier otra cosa,
nuestro mundo cansado de la guerra — parece que no puede vivir sin guerra —
necesita renovar el espíritu de esperanza que llevó a la fundación de las
estructuras de cooperación al servicio de la paz después de la Segunda Guerra Mundial.
Quisiera pediros a vosotros, cuyo servicio a los hermanos y hermanas está
inspirado y sostenido por la paz que el mundo no puede dar (cf. Jn 14,
27), que seáis testigos de esperanza, especialmente hacia las nuevas
generaciones. La guerra no es esperanza, la guerra no da esperanza. Que vuestro
compromiso por el bien común, sostenido por la fe en las promesas de Cristo,
sirva de ejemplo a nuestros jóvenes. ¡Qué importante es para ellos ver modelos
de esperanza e ideales que contrarresten los mensajes de pesimismo y cinismo — no
olvidemos: los mensajes cínicos son terribles – a los que los jóvenes están expuestos
tan a menudo! En resumen, para nosotros, que vivimos en un mundo en guerra, con
crisis y conflictos permanentes, se trata de encontrar sabiduría y fuerza para
ver más allá de las nubes, leer los signos de los tiempos y, con la esperanza
generada por la fe, inspirar a otros, especialmente a los jóvenes, a trabajar
por un mañana mejor.
Y con estos sentimientos, os
aseguro mis oraciones por vosotros, por vuestras familias y por todos aquellos
a quienes servís. Os bendigo de corazón y os pido, por favor, que recéis por
mí. Gracias.
8. Mensaje del Santo Padre Francisco con ocasión de la presentación del libro Pasado, presente y futuro de la justicia transicional
[Tenerife, 19 de septiembre de 2024]
Majestad,
estimados participantes en este evento:
Me alegra poder responder a la solicitud del señor Enrique Gil Botero, Secretario General de la Conferencia de Ministros de Justicia de los Países Iberoamericanos, y del señor José Ángel Martínez Sánchez, Presidente del Consejo General del Notariado Español, de unirme a esta presentación del libro Pasado, Presente y Futuro de la Justicia Transicional: La experiencia latinoamericana en la construcción de la paz mundial.
El Diccionario panhispánico de español jurídico define, en su primera acepción, la justicia transicional como el «conjunto de medidas judiciales y políticas que se adoptan tras una situación de conflicto o represión en la que se han producido violaciones masivas de los derechos humanos, con el fin de promover la reconciliación y la democracia; incluye acciones penales, comisiones de la verdad, programas de reparación y reformas institucionales».
Aprender del pasado, pasar en reseña las experiencias muchas veces dolorosas, nos invitan a dar respuestas coherentes y significativas a los retos actuales, y a buscar mecanismos que consoliden los avances en los caminos de paz, libertad y justicia. En este sentido, y por no aludir a casos actuales, quiero mencionar un hecho acaecido en los primeros viajes de Colón a América. Me refiero a la noticia llegada a Isabel de Castilla sobre la venta de indios como esclavos. Si seguimos la definición antes presentada tenemos una situación de conflicto y represión donde se ha producido una violación masiva de los derechos humanos y, de forma inmediata, el conjunto de medidas que adopta la Corona, que será el germen de nuestras modernas declaraciones de los derechos del hombre.
Pongo este ejemplo, que sólo análogamente puede en realidad compararse con las situaciones actuales, para sacar una serie de enseñanzas. Primera, la historia no vuelve atrás, tanto en nuestro caso como en las historias dolorosas de muchos países, debemos construir a partir de estas situaciones sin hacernos la ilusión de que todo será como antes. América y Europa estaban llamadas a encontrarse. Por lo tanto, ese tipo de eventos, incluso concebidos como duras crisis, deben tener un fruto, y es nuestra responsabilidad como seres humanos que así sea. Es cierto que hay situaciones donde la violencia no parece tener ninguna justificación, pero ya se hable de revolución, de cambios de régimen, de invasiones, no podemos simplemente quedarnos en la queja, justa pero inútil, “no debería ser así”, sino afrontar estos retos de forma cabal, porque la unidad es superior al conflicto (cf. Exhort. ap. Evangelii gaudium, 227).
La segunda lección es la respuesta inmediata. La fuerza del derecho, representada en la reina Isabel no sólo en cuanto autoridad política de una de las partes, sino de conciencia moral de quien sabía que debía dar cuenta a Dios de sus actos, impone soluciones valientes, innovadoras y firmes, que vayan al centro de la verdad del hombre, de su dignidad, sin concesiones; reparativas —liberando incluso a costa de su bolsillo los esclavos— y de reforma institucional —prohibiendo la esclavitud y exigiendo los derechos fundamentales de los damnificados de forma proactiva e integral—.
La tercera lección, tal vez es la más difícil, pero no por ello privada de esperanza: la aplicación efectiva y concreta de tales disposiciones no será siempre fácil ni estará motivada por un espíritu tan elevado. Por más que sobre el papel Isabel dio un paso de gigante en las relaciones entre dos pueblos que estaban llamados a encontrarse, y ofreció de forma generosa, aunque unilateral, todo lo que desde su posición podía ofrecer a los nuevos pueblos que encontraba para crear espacios de integración, las tensiones siempre existieron. Pero esta realidad también nos enseña que un tratado, una firma, una ley, pueden ser papel mojado si no se plantean los medios para que, con seriedad, buen sentido y paciencia, no sólo la letra, sino el espíritu que la anima, calen en aquellos a los que va dirigida.
Majestad, queridos amigos:
El hecho de que el espíritu de las leyes de Indias se haya mantenido, iluminando e inspirando la defensa de la dignidad humana, así como la concepción integral de la persona que comporta, supone para nosotros un aliciente en el compromiso por la justicia y el derecho, a pesar de las dificultades.
Espero que esta evocación del pasado pueda servirles. Sean valientes y decididos, y encomiéndense mucho a Dios, como seguramente les aconsejaría Isabel, para aplicar la justicia, para abrir caminos de comprensión y fraternidad, para crear espacios nuevos e integradores, para construir esa hermosa tierra que no es una utopía sino una responsabilidad.
Que Dios los bendiga abundantemente, y ustedes, por favor, no se olviden de rezar por mí.
Fraternalmente,
Roma, San Juan de Letrán, 22 de agosto de 2024.
FRANCISCO